Comune: Cividale del Friuli
Collocazione: Tempietto Longobardo
Proprietà: Comunale
Oggetto: stalli lignei
Cronologia: ultimo quarto del XIV secolo
Autore o ambito culturale: maestranze veneziane
Materia e tecnica: legno intagliato e policromo
Misure: 3,00 m di altezza x 6,25 m di lunghezza x 2,28 di profondità su entrambi i lati
Finanziamento: Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, con la partecipazione del Comune di Cividale del Friuli e con il sostegno della Fondazione Friuli
Stazione appaltante: Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo per il Friuli Venezia Giulia, Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio del Friuli Venezia Giulia
Dopo oltre sei secoli dalla loro realizzazione gli stalli lignei intagliati e policromi del Tempietto Longobardo di Cividale del Friuli, realizzati nell’ultimo quarto del XIV secolo da maestranze veneziane, per la prima volta hanno lasciato l’aula del prezioso sacello per essere sottoposti a un puntuale e filologico intervento di restauro che si svolge in un cantiere trasparente e periodicamente accessibile, allestito nella vicina chiesa di San Giovanni.
Mani esperte curano ogni punto del raffinato insieme, costituito dal sapiente assemblaggio di legni di specie diverse – larice, pioppo, pero, castagno – intagli, cornici, elementi decorativi di matrice zoomorfa e fitomorfa; contestualmente il Tempietto si offre nella sua nudità, spoglio del suo arredo più recente ma altresì ricco delle testimonianze artistiche costituite da stucchi, affreschi, pietre lavorate.
Il complesso degli stalli è articolato in un doppio ordine: quello principale, con seduta e schienale, termina con una volta a semi carena, suddivisa in cassettoni stellati, collegata da una cornice trabeata, decorata con gli stessi motivi intagliati a forma di stella che, sorretta da mensole, si protende a sbalzo; il minore è costituito da una semplice serie di seggi. Lo studio, che il contatto prolungato con il manufatto ha reso possibile, permette di affermare che l’attuale coro ligneo è costituito da una sorta di “ammodernamento” di un precedente e più antico coro, più essenziale, che è stato riutilizzato in molti elementi costitutivi in quello attuale.
Gli stalli principali sono abitualmente addossati alle pareti dell’aula. Quelli posti a sud sono dieci, preceduti da nove semplici sedili reclinabili; di fronte sono posti otto stalli principali e sette sedili inferiori, per un totale di trentaquattro sedute. I tre scranni della parete ovest, divisi dalla porta d’ingresso, sono caratterizzati da maggiori dimensioni e da un apparato decorativo più ricco. Come ricorda Mutinelli “gli stalli rivelano l’ordine gerarchico della comunità. Il seggio della Badessa, che nelle cerimonie solenni aveva diritto di anello e di pastorale, e quello della Reggente, la vera e propria Priora del convento, si scorgono a destra di chi guarda la porta maggiore che un tempo era l’entrata del sacello. Lungo i lati sedevano le Madri anziane e sui sedili mobili verso l’aula le novizie e le sorelle”. L’ordine inferiore degli stalli è in legno di larice.
Il coro ha un ingombro medio di 3,00 m di altezza x 6,25 m di lunghezza x 2,28 di profondità su entrambi i lati ed è realizzato con specie legnose differenti. Nel registro principale il larice è stato utilizzato per le sedute reclinabili, i dossali e i divisori con intagli traforati a giorno; in noce sono i pannelli divisori e l’elemento mistilineo che circoscrive ogni stallo e lo raccorda al dossale, decorato con pannelli in pioppo, intagliati e policromi. Una pedana lignea di rifacimento, che ha lo scopo di isolare il coro ligneo dal pavimento, costituisce la base di appoggio del complesso; quella originale forse era sostenuta da morali in castagno, come potrebbe testimoniare il ritrovamento di uno degli elementi strutturali più antichi in questa specie legnosa.
Il restauro in corso ha permesso il ripristino dell’altezza originale degli stalli grazie all’utilizzo di una soluzione tecnologica innovativa; l’asportazione di vernici ossidate e sporco di deposito ha restituito gran parte della policromia degli intagli e il colore puro dei decori; l’insieme ha ritrovato la sua stabilità strutturale ed è stato predisposto un sistema di smontaggio rapido del manufatto da attuare in caso di emergenza.
L’intervento è stato finanziato dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo, grazie a tre lotti afferenti alla programmazione ordinaria e alla rimodulazione L. 190/2014; ha ottenuto il contributo del Comune di Cividale del Friuli e il sostegno della Fondazione Friuli.
Notizie storico-critiche
Il Tempietto Longobardo di Cividale del Friuli è un piccolo sacello, ricco di testimonianze artistiche, che appartiene al complesso monastico di Santa Maria in Valle. Fondato nella tarda età longobarda, forse su preesistenze, fu successivamente adibito a cappella monastica. La sua aula ospita un prezioso coro ligneo trecentesco che si estende dai lati dell’ingresso occidentale fino al presbiterio. I sedili anteriori sono costituiti complessivamente da sedici seggi mobili, dietro cui se ne dispongono altri diciotto, per un totale di trentaquattro posti. Gli stalli furono realizzati tra il 1371 e la fine del secolo da maestranze veneziane che hanno riutilizzato parti di un coro più antico ed eseguito la ricca decorazione intagliata e policroma, costituita da animali fantastici e un repertorio di motivi fitomorfi e geometrici, che impreziosisce gli schienali e suddivide i seggi. Per inquadrare l’esecuzione del coro dal punto di vista cronologico è utile prendere in considerazione due intervalli temporali importanti: il 1222-23, quando Cividale del Friuli fu devastata da un violento terremoto, che distrusse in parte anche il Tempietto e il 1371-1402, che caratterizza una nuova fase decorativa del sacello voluta dalla badessa Margherita della Torre.
Gli elementi stilistici dei diciotto stalli principali, ovvero quelli addossati alle pareti e caratterizzati da una raffinata, seppur essenziale, complessità strutturale e da un elegante decoro policromo, permettono di affermare con certezza che la loro realizzazione deve essere posta intorno alla fine del terzo quarto del XIV secolo, quindi verso il 1371-1375, anni in cui la badessa Della Torre fece eseguire lavori in tutto il complesso monastico, come ricorda la lapide posta sulla facciata della chiesa di San Giovanni, ricostruita o rinnovata nel 1371. Certa è anche la provenienza veneziana dei carpentieri o marangoni che li hanno eseguiti, come dimostrano le analogie con altri cori lignei della città di Venezia e di tutta l’area adriatica, da Verona a Parenzo, da Spalato a Zara, dove si conservano cori lignei decorati con fogliami e intagli, cornici a testa di diamante e a dentelli che sono tipici delle opere lapidee veneziane trecentesche e che da queste sono state mutuate dai carpentieri che le hanno riproposte nelle loro realizzazioni in legno.
Gli stalli di Cividale di caratterizzano come un unicum nell’Italia settentrionale e anche a livello europeo per vetustà, stato di conservazione, mantenimento nella sede di collocazione originaria.
E. Francescutti
Intervento di restauro
Il restauro, progettato e diretto dalla Soprintendenza, ha previsto la rimozione degli stalli dal Tempietto: nella vicina chiesa di San Giovanni è stato allestito un cantiere aperto al pubblico, delimitato da teloni trasparenti. Dopo le indagini preliminari, il coro è stato smontato nelle sue parti costitutive; i singoli elementi puliti e consolidati; la struttura portante rinforzata; tutto il complesso sottoposto a trattamento antitarlo. È stato inoltre progettato un agile sistema di smontaggio modulare degli stalli per le manutenzioni ed eventuali situazioni di emergenza. Le operazioni, ancora in corso, hanno come obiettivo il ripristino dell’originaria altezza dei sedili e il recupero della raffinata policromia superstite che caratterizza i pannelli traforati e la volta a carena del coro. Una delle operazioni più importanti e innovative dell’intervento riguarda la ricostruzione delle parti lignee resecate e corrose dei tramezzi divisori degli scanni inferiori in pioppo. È previsto il raccordo delle strutture antiche con nuove porzioni di legno della stessa specie, opportunamente stagionate, per mezzo di stuccature con legno plastico che saranno integrate con velature e tratteggio verticale fino al raggiungimento dell’uniformità tonale d’insieme, pur nel rispetto della riconoscibilità dell’intervento. Analoga procedura si seguirà per tutte le aggiunte e sostituzioni lignee d’integrazione del supporto. Con questa ricostruzione si ripristinerà la quota originaria dei sedili in altezza decurtata con l’intervento ottocentesco di circa 15 centimetri.
Lo stesso intervento strutturale è previsto per le quattro testate intagliate a traforo di chiusura degli stalli, realizzate in legno di noce, anch’esse resecate e compromesse nelle parti inferiori da massicci attacchi xilofagi. E pure per il fianco interno dello scanno denominato “della Badessa” e per un elemento posto ad angolo dell’emiciclo di sinistra. Tale risanamento sarà eseguito con le stesse modalità già utilizzate per i tramezzi in pioppo.
Nel dettaglio, l’intervento consisterà nel tracciare graficamente una linea di demarcazione con le parti che dovranno essere rimosse, quindi un lettore computerizzato a scansione guiderà un pantografo a controllo numerico che taglierà le parti da rimuovere e contemporaneamente, con le stesse modalità selezionerà gli innesti di legno di noce che le integreranno millimetricamente e che le sostituiranno. Analogo procedimento è previsto anche per il risanamento degli stalli inferiori.
A. Pizzolongo
Il filmato dà conto della complessità dello smontaggio, dovuto all’innumerevole quantità di chiodi e viti utilizzate nel restauro del 1860/61 e del procedimento di risanamento delle strutture, messo a punto per questo intervento. Costituisce inoltre la prima di una serie di riprese realizzare per documentare le principali operazioni previste per il recupero degli stalli, che saranno pubblicate sul sito per permettere anche a distanza di seguire l’importante restauro
Documentazione e montaggio video: M. Berra, M. Maresia
Ultima modifica: 6 Novembre 2020