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Restauri recenti e restauri in corso

Il Crocifisso ligneo di Donatello della chiesa dei Servi di Padova

Comune: Padova

Collocazione: chiesa della Natività della Beata Vergine Maria ai Servi conosciuta come Santa Maria dei Servi o Servi

Proprietà: ecclesiastica

Oggetto: scultura

Soggetto: Cristo crocifisso

Cronologia: 1443-1445

Autore o ambito culturale: Donato di Niccolò di Betto Bardi (Firenze, 1386 – Firenze, 1466), meglio noto come Donatello

Materia e tecnica: legno intagliato e policromo

Misure: 192 x 185 x 49 cm

Finanziamento: Programmazione ordinaria MiBACT 2011, 2013, 2014 

Notizie storico-critiche

Il Crocifisso della chiesa dei Servi di Padova, è stato scolpito da Donatello in legno di pioppo ed è costituito da un unico tronco non scavato sul retro, al quale sono assemblati con chiodi di ferro il massello anteriore dei piedi e l’alluce sinistro; le braccia terminano con un tenone inserito e verosimilmente incollato nel relativo alloggiamento ricavato nel busto; la mano destra è scolpita a parte e anch’essa inserita tramite tenone: la sua autonomia è funzionale all’inclinazione che doveva assumere per avere il dorso in appoggio al braccio della croce. La superficie intagliata è stata resa scabra da una raspa, che ha lasciato evidenti striature sul legno con funzione aggrappante, indice evidente della volontà di aggiungere strati modellanti, variabili da alcuni millimetri a 2 cm.

Sul legno, infatti, l’artista ha steso la preparazione, a più mani; in alcuni casi l’impasto di gesso e colla è stato utilizzato per modellare intere parti (ad esempio i capelli) o dare all’intaglio maggiore morbidezza e virtuosismo; nell’insieme il corpo è armonico e proporzionato e non presenta l’anamorfosi accentuata che ritroviamo nel Cristo bronzeo realizzato dal maestro fiorentino per la basilica padovana di Sant’Antonio.

Dopo queste lavorazioni il Crocifisso è passato nelle mani del pittore, una personalità diversa ma di grandissima abilità, che ha trasformato la scultura in un uomo vero, bloccato nell’attimo in cui la vita lo sta abbandonando. Quest’ultimo artefice ha dipinto a olio, usando sottili velature sovrapposte che rivelano per trasparenza il livore degli incarnati o la tumefazione rossastra delle percosse.

La scultura, in virtù delle sue caratteristiche taumaturgiche, è arrivata fino ai giorni nostri in uno stato di conservazione buono; il restauro, iniziato dopo le celebrazioni del V centenario dal miracoloso sanguinamento del Crocifisso, ha comportato la rimozione delle ridipinture a finto bronzo e la restituzione dell’integrità plastica e pittorica del manufatto.

Intervento di restauro

Il restauro è stato preceduto e accompagnato da un’esaustiva campagna di indagini comprendente radiografia integrale, rilievo con scanner laser 3D, indagini micro-stratigrafiche, riconoscimento della specie legnosa, TAC; i risultati hanno confermato, in generale, il buono stato di salute della scultura,ma anche alcune criticità dal punto di vista strutturale e la presenza, sotto la stesura a finto bronzo, della policromia antica. L’intervento conservativo ha fornito una quantità enorme di dati sulla tecnica esecutiva della scultura, le sue proporzioni, i modelli e l’utilizzo dei materiali.

Dopo l’esecuzione di opportuni test di pulitura, la ridipintura è stata rimossa con l’utilizzo di un solvent gel che ha permesso di mettere in luce uno strato sottostante bruno, dall’apparenza bituminosa, costituito dalla sovrapposizione di materiali manutentivi. L’asportazione di questi materiali di natura organica – colle animali, cere, gommalacca, sedimentazioni di nerofumo – ha messo in luce la finitura del carnato originale.

I distacchi di parti plastiche non più adese al supporto ligneo sono state rinsaldate con un amalgama gessoso affine a quella originale, contenente cioè colla animale, fluidificato per essere iniettato in profondità per consentire il ripristino del collegamento tra materia e supporto. Distacchi e sollevamenti della sola pellicola pittorica sono stati invece consolidati con collante termoplastico.

Le cinque dita mancanti sono state ricostruite con un impasto a base di segnatura e resina utilizzando quale modello quelle superstiti della mano destra, quindi ingessate e integrate pittoricamente. Le zone mancanti realizzate a impasto, laddove erano presenti sufficienti elementi residui per fornire una guida sicura, sono state reintegrate plasticamente con un materiale lavorabile simile all’originale, costituito da solfato di calcio emiidrato e colla animale, utilizzata come ritardante la presa; le lacune sono state invece stuccate con solfato di calcio biidrato legato con colla animale.

Tutte le stuccature sono state integrate pittoricamente con la tecnica del tratteggio verticale o direzionato per garantire la reversibilità e riconoscibilità dell’intervento.

I chiodi di legno sono stati sostituiti con chiodi di ferro battuto, realizzati a mano, prendendo a modello quelli del Crocifisso di Santa Croce a Firenze.

Il sito www.donatello.beniculturali.it, rende fruibile la capillare campagna di indagini diagnostiche eseguite prima e durante l’intervento e i fruttuosi studi che il restauro ha reso possibili.

Ultima modifica: 6 Novembre 2020