Comune: Udine
Collocazione: Via Gemona, 23
Proprietà: Pubblica _ Comune di Udine
Oggetto: Chiesa di Santa Chiara
Cronologia: XIII sec., XVII sec, XX sec.
Finaziamento: Ministero per i Beni e le Attività Culturali e per il Turismo
Notizie storico-critiche
La Chiesa di Santa Chiara, inserita all’interno dell’attuale complesso denominato Educandato Uccellis in origine Monastero delle Clarisse, fu edificata presumibilmente alla fine del XIII secolo. Le cronache e gli studi, infatti, raccontano che il Patriarca Ottobono de’ Razzi, successore di Raimondo della Torre, inaugurò l’altare Maggiore nel 1306 e la Chiesa l’anno successivo. L’impianto ad aula e il semplice apparato figurativo degli alzati, caratterizzati da pareti sobrie e una facciata a capanna con rosone e archetti pensili ciechi nella fascia sommitale, rimandano allo stile francescano del 1200.
Tra il 1400 e il 1500 la Chiesa venne ampliata e modificata senza alterazioni significative della fabbrica originaria. Le trasformazioni del XVII secolo, ad opera di Gio Battista Valnegra e del pittore lombardo Giulio Quaglio, invece, restituiscono l’assetto attuale dello spazio interno dal pronunciato stile Barocco, caratterizzato da un soffitto e un fregio decorati entrambi con stucchi che inquadrano gli affreschi raffiguranti scene sacre. Il Valnegra, incaricato direttamente dalle monache per coordinare il rifacimento della Chiesa, si occupò, oltre che del tetto, della realizzazione della finta volta ribassata con unghie che andava a nascondere lo scarno soffitto a capriate lignee e del rifacimento del frontespizio della facciata; mentre il Quaglio nel 1699, coadiuvato da abili stuccatori, realizzò il ciclo pittorico raffigurante la Trinità, l’Immacolata Concezione, Gloria di Santa Chiara e i Profeti.
Intervento di restauro
Restauro conservativo Soffitto della navata e pareti della facciata e della controfacciata – Affreschi e stucchi di Giulio Quaglio (1699)
Soprintendente: dott.ssa Simonetta Bonomi
RUP, Progettista e DL: arch. Silvano Coletti
Collaboratori alla progettazione: arch. Anna Brunetti, ing. Enzo Fuccaro
Indagini diagnostiche e sondaggi: Restauratrice Emanuela Querini
Ass. DL: arch. Vincenzo Giampaolo
L’intervento, finanziato dal MIBACT, vuole consolidare staticamente e funzionalmente in sistema della copertura della Chiesa di Santa Chiara. Il progetto predisposto dall’architetto Silvano Coletti, con la collaborazione dell’architetto Anna Brunetti e dell’ingegnere Enzo Fuccaro, intende intervenire essenzialmente su due elementi della struttura edilizia: la controfacciata e la copertura.
Ad oggi si è conclusa la prima fase progettuale e sono state effettuate le indagini diagnostiche sulla struttura portante in legno della copertura ad opera della Restauratrice Emanuela Querini, la quale si è avvalsa della ditta Giancarlo Maselli Diagnostica e engineering s.r.l. per le indagini strumentali (Resistograph e Ultrasuoni).
La controfacciata presenta un quadro fessurativo nella zona sommitale e un avanzato stato di degrado degli intonaci esterni, in prossimità della fascia superiore del rosone è presente una leggera fuoriuscita di una porzione di facciata. Il progetto prevede un intervento di consolidamento del frontone anteriore, della fascia muraria sopra il rosone e un rifacimento, in facciata, della cordolatura sottocoppo della cornice ad archetti, svettante rispetto alla quota del tetto anche attraverso la realizzazione di un collegamento della facciata alla retrostante struttura perimetrale. Per tale intervento il progetto prevede, oltre alla verifica dei tiranti già presenti, l’inserimento di barre in vetroresina filettate con successivo riempimento con malta da muro strutturale.
La struttura portante della copertura è formata da nove capriate lignee, poggianti su barbacane, le quali sorreggono le terzere e un fitto ordito di travicelli a sostegno delle tavelle in laterizio sulle quali è posato il manto in coppi. Le capriate sono state oggetto, nella seconda metà del secolo scorso, di un intervento strutturale di rinforzo delle testate di appoggio caratterizzato dalla posa di un doppio elemento metallico a forcella, costituito da due profili a C e collegato ai puntoni e alla catena di ogni capriata.
Le capriate, oltre a portare l’orditura del tetto e la copertura, sostengono l’articolata struttura della finta volta lignea attraverso pendini metallici che, assicurati in alto alla giunzione dei puntoni e in basso con fasce metalliche, sostengono la trave di mezzeria. Alla trave principale, che corre per tutta la lunghezza dell’estradosso del soffitto, sono assicurate, con bandelle lignee trapeziodali, le travi e le centine della finta volta. Sulle centine, le quali formano la curvatura del soffitto, è inchiodato un tavolato che definisce la superficie del soffitto il quale presenta sull’estradosso, tra una centina e l’altra, uno strato di malta alleggerita con fibre di paglia.
Da una prima analisi della struttura si è riscontrato che, nel suo insieme, è idonea a sopportare sia il peso della copertura che a sostenere la finta volta in legno e gesso sottostante, grazie anche all’intervento eseguito nella seconda metà del XX secolo. Le strutture metalliche di consolidamento presentano episodi di corrosione puntuale e, in alcuni casi, un degrado su cui sarà opportuno intervenire.
L’intervento, sulla base di quanto rilevato dall’analisi visiva, dalle indagini diagnostiche e dalla successiva valutazione dello stato di consistenza di strutture lignee, tiranti e barbacani, prevede:
- la ricostruzione delle testate maggiormente degradate attraverso il taglio della porzione ammalorata e sostituzione, mediante idonee sagomature ad incastro, con legname stagionato di essenza simile a quella originaria;
- il rinforzo delle sommità delle due cordolature perimetrali mediante perforazioni armate con barre in fibra di vetro e legatura mediante reti in fibra di vetro dell’estradosso della stessa tipologia del collegamento del sistema di legatura trasversale della sommità dei muri , per aumentare la resistenza a trazione locale e d’insieme;
- il riposizionamento della copertura, con utilizzo delle attuali terzere dove non significativamente degradate, riposizionamento dei travicelli a sostegno delle tavelle esistenti e la posa del manto di copertura successivamente alla stesura di uno strato di malta con una rete preformata in GFRP.
Tutti gli interventi ipotizzati mirano a conferire alla copertura il grado di integrità che le compete, aumentando la sua resistenza orizzontale, senza aumentare il peso della struttura e andando a limitare le problematiche di infiltrazione che, con il tempo, porterebbero al degrado dell’intero sistema architettonico oltre ad intaccare l’apparato decorativo della finta volta e del fregio.
Testi e documentazione fotografica arch. V. Giampaolo
Tavole progettuali arch. S. Coletti, arch A. Brunetti, ing. E. Fuccaro
Ultima modifica: 6 Novembre 2020